Il vaping giovanile in Nuova Zelanda è diminuito drasticamente: nuovi dati nazionali mostrano che l’uso regolare si è dimezzato in soli due anni. I risultati provengono dall’ultimo sondaggio ASH Year 10 Snapshot Survey, che ogni anno interroga più di 30.000 studenti.
Secondo gli esperti di salute pubblica, questo cambiamento riflette l’impatto di una regolamentazione mirata piuttosto che di divieti generalizzati.
L’indagine condotta su oltre 30.000 ragazzi tra i 14 e i 15 anni ha rilevato che il vaping regolare – una volta al mese o più – è sceso dal picco del 2021 del 20,2% a circa la metà del livello attuale. L’uso quotidiano è sceso dal picco del 10,1% del 2022 al 7,1%.
“Il vaping non è più così cool come una volta”, ha dichiarato il professore emerito Robert Beaglehole, presidente della principale organizzazione neozelandese per il controllo del tabacco. Ha anche osservato che meno di un terzo degli studenti ha mai provato un vape, “il che è un’ottima notizia”.
Regole mirate, non divieti
L’approccio della Nuova Zelanda contrasta con modelli più restrittivi all’estero. Anziché vietare del tutto i vapes, il governo ha inasprito le regole specifiche per i giovani a partire dal 2020 – tra cui il divieto di vendita per i minori di 18 anni e limiti al marketing e agli standard dei prodotti – mantenendo il vaping disponibile per gli adulti che fumano.
Beaglehole sostiene che questo equilibrio è stato fondamentale. “Il vaping aiuta i fumatori adulti a smettere ed è molto, molto meno dannoso del fumo”, ha dichiarato. Ma avverte che restrizioni eccessive rischiano di spingere i fumatori a tornare alle sigarette.
Gli esperti affermano che gli ultimi dati sui giovani supportano l’idea che l’accesso dei giovani possa essere controllato senza eliminare le alternative a basso impatto sugli adulti, un pilastro centrale della strategia di riduzione del danno del paese.
Crollo del fumo giovanile
Oltre al calo del vaping, il fumo tra gli adolescenti è quasi scomparso. Solo l’1% circa degli studenti del decimo anno fuma quotidianamente, un livello che Beaglehole definisce “trascurabile”.
“Si tratta di un grande successo globale che dovremmo celebrare… siamo all’avanguardia. Il fumo giovanile è quasi scomparso e il vaping continua a diminuire”.
I ricercatori fanno notare che molti paesi che lottano contro l’uso di nicotina da parte dei giovani non hanno registrato cali equivalenti nel fumo giovanile, e indicano la strategia a doppio binario della Nuova Zelanda – proteggere i giovani e sostenere i fumatori a smettere – come un fattore.
Le disuguaglianze rimangono
Nonostante i risultati ottenuti a livello nazionale, il vaping quotidiano tra gli adolescenti indigeni Māori rimane alto, con il 16,5%. Beaglehole ha dichiarato che sono necessarie azioni più mirate per sostenere i Māori rangatahi.
Il professore associato dell’Università di Otago Andrew Waa avverte che alcuni adolescenti potrebbero invece passare ai prodotti a base di nicotina per via orale. “Piuttosto che parlare di un futuro senza fumo, dobbiamo iniziare a pensare a un futuro senza nicotina per i nostri giovani”, ha dichiarato. Descrive la maggiore esposizione tra i giovani Māori e del Pacifico come “un’iniquità del tutto evitabile”.
Lezioni per l’Europa
Le tendenze giovanili si manifestano mentre il fumo degli adulti in Nuova Zelanda diminuisce a uno dei tassi più rapidi registrati a livello globale, grazie anche al passaggio dalle sigarette ai vapes. I responsabili politici all’estero si sono interessati al quadro di riduzione del danno del paese, che cerca di limitare l’attrattiva e l’accesso dei giovani, pur mantenendo strumenti pratici per smettere di fumare per gli adulti.
