In occasione di un’audizione al Parlamento europeo la scorsa settimana, la Smoke-Free Partnership (SFP) ha dichiarato agli eurodeputati che il 29% degli studenti svedesi di 17 anni fa attualmente uso di prodotti a base di nicotina per via orale.
Il dato è stato utilizzato per mettere in discussione la strategia di riduzione del danno della Svezia, la stessa che ha contribuito a portare il tasso di fumo del paese al livello più basso dell’UE.
Ma un’analisi più approfondita dei dati sottostanti mostra che il numero principale non rappresenta ciò che SFP suggerisce.
Cosa misura effettivamente il 29%
Il dato proviene dall’indagine nazionale sulle scuole 2024 del CAN, che prende in esame gli studenti del secondo anno della scuola secondaria superiore. Sebbene questa coorte sia spesso descritta semplicemente come “diciassettenni”, una parte considerevole degli studenti ha già compiuto 18 anni quando viene condotta l’indagine.
Secondo una semplice stima demografica, circa il 20% è già adulto. Se si tiene conto di questo dato, la probabile prevalenza dell’uso di minori di 18 anni si avvicina al 23% e non al 29%.
L'”uso corrente” include il consumo non frequente.
SFP ha descritto il 29% come “uso corrente”, ma la ripartizione della CAN stessa mostra che:
- 21% di uso quotidiano
- L’8% ne fa un uso occasionale, come ad esempio alle feste
Combinando il consumo giornaliero e quello occasionale si ottiene una cifra più alta rispetto al solo uso regolare.
Manca un contesto chiave nella narrazione di SFP
SFP ha attinto ai dati di un rapporto in cui si afferma che il tabacco da fiuto comporta “rischi generalmente inferiori rispetto al fumo”, oltre a considerazioni specifiche sulla salute. L’omissione è degna di nota se si considera che la Svezia ha adottato da tempo un approccio di riduzione del danno, che ha portato a uno dei più drastici cali del fumo registrati in Europa.
Il traguardo della Svezia senza fumo
Nell’ottobre del 2025, la Svezia è diventata il primo paese in Europa a raggiungere lo status di paese libero dal fumo, definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come meno del 5% della popolazione che fuma quotidianamente. L’economista David Sundén, che ha calcolato il traguardo grazie alle statistiche ufficiali, ha affermato che il risultato riflette una strategia basata sull’accesso ad alternative più sicure piuttosto che sui divieti.
Sundén ha sottolineato il ruolo della scelta dei consumatori. “La Svezia ha dimostrato che è possibile ridurre drasticamente i tassi di fumo senza affidarsi solo ai divieti. La chiave è stata la combinazione di tasse più alte sulle sigarette e l’accesso ad alternative come il tabacco da fiuto. Questo ha permesso alle persone di scegliere, invece di essere semplicemente costrette a smettere”.
I giovani hanno guidato il cambiamento prima del resto della popolazione. “La Svezia ha già superato una pietra miliare nel 2018, con gli svedesi di età compresa tra i 15 e i 24 anni che sono scesi sotto la soglia del 5% di fumatori”, ha osservato Sundén.
L’anomalia europea nei risultati
La Svezia registra oggi la più bassa mortalità legata al fumo nell’UE: 90 decessi ogni 100.000 persone, rispetto ai 203 ogni 100.000 del Regno Unito e ai 660 ogni 100.000 della Bulgaria. Sundén sostiene che se altri paesi dell’UE avessero adottato l’approccio svedese, “più di 217.000 uomini europei avrebbero potuto essere salvati da una morte prematura. Ogni anno”.
“La Svezia è già al punto in cui il Regno Unito e gli Stati Uniti sperano di essere tra dieci anni”, ha aggiunto. “La Svezia dimostra che è possibile raggiungere gli obiettivi molto più velocemente di quanto molti credano”.
Perché è importante a Bruxelles
SFP è in parte finanziato dalla Commissione Europea e presenta prove al Parlamento Europeo. Quando queste prove sovrastimano il consumo di minorenni e tralasciano il contesto di rischio, rischiano di alterare un dibattito con importanti implicazioni per la salute pubblica, anche perché i dati provengono proprio dal paese che ha registrato il maggior successo in Europa per quanto riguarda il calo del fumo.
